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"Tutte queste consacrate si mostrano donne tra due fuochi: una vita di intensa preghiera e la cura assidua dei bisognosi. Offerta e sacrificio, dolore e amore, contemplazione e azione. Le sole cose che contano e restano della vita. Perché il dolore è il modo migliore per ricambiare l'amore di Dio. Entrare in monastero è scegliere Dio, soltanto Lui. Nient'altro doveva occuparne il posto. Soprattutto per le monache di clausura, come le clarisse, l'esperienza mistica non è poesia; spesso è come trovarsi sull'orlo di un abisso, quello dell'eternità, al fondo del quale è il mistero di un bene o di un male immenso. Questo capita spesso quando ci si mette alla sequela di Gesù (perché di questo si tratta, scegliendo la vita religiosa). Non si tratta solo di fare opere buone, di carità, di servizio, fino all'annullamento di sé. Dentro c'è di più, c'è l'amore. E l'esperienza mistica, la vertigine della vita spirituale di una monaca, è solo questo: amore fino alla follia." Mons Luciano Suriani.